“Solo chi ha avuto paura può essere coraggioso, il resto è incoscienza”
I disturbi d’ansia comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessiva. La paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente, reale o percepita, mentre l’ansia è anticipazione di una minaccia futura.
Naturalmente, questi due stati si sovrappongono, ma sono anche differenti: la paura è più spesso associata a picchi di attivazione autonimica necessaria alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti di fuga, mentre l’ansia e più frequentemente associata alla tensione muscolare e alla vigilanza i preparazione al pericolo futuro e a comportamenti prudenti o di evitamento e diventa patologica nel momento in cui l’intensità e la durata sembrano in contrasto con il motivo che l’hanno scatenata, solitamente in questi casi diventa anche bloccante.
Nel disturbo di panico l’individuo sperimenta ricorrenti attacchi di panico inaspettati ed è costantemente preoccupato o spaventato di avere ulteriori attacchi di panico (paura della paura), oppure modifica il proprio comportamento in modo disadattivo a causa degli attacchi di panico (per es, evitamento dell’esercizio fisico oppure luoghi sconosciuti).
Le cause degli attacchi di panico possono essere molto diverse tra loro. In genere il primo attacco si verifica durante un periodo particolarmente stressante dell’individuo.
Lo stress può essere dovuto ad un evento acuto oppure alla presenza di numerosi fattori concomitanti. Gli attacchi di panico sono episodi di un’improvvisa ed intensa paura “in assenza di un reale pericolo”. Il primo attacco di panico è generalmente si manifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi. Ad esempio:
- palpitazione;
- sudorazione improvvisa;
- tremore:
- sensazione di soffocamento;
- dolore al petto;
- nausea;
- vertigini;
- paura di morire o di impazzire;
- brividi o vampate di calore.
Gli attacchi di panico hanno un inizio improvviso e generalmente raggiungono rapidamente l’apice e sono di breve durata. Non è necessario che durante un attacco siano presenti tutti questi sintomi; infatti, spesso la manifestazione di un attacco di panico può differire da soggetto a soggetto.
Come possiamo capire la gravità del disturbo?
La gravità del disturbo, di solito si definisce in funzione con cui i sintomi del panico, si manifestano. E non è detto che un attacco di panico si ripeta. non è detto che chi ha avuto un attacco di panico poi avrà il disturbo da attacchi di panico. Però il pensiero che il primo attacco sia stato inaspettato, e che potrebbe ripresentarsi ancora, senza nessun avvertimento, porta i soggetti a rimanere in uno stato di tensione costante, in una sorta di ansia anticipatoria, di “paura della paura”. Cioè la persona può iniziare a temere di avere nuovi attacchi di panico, che succeda di nuovo, e vivono cercando di identificare quelli che potrebbero essere dei fattori che lo scatenano e li evitano. Si instaura quindi un circolo vizioso, dove è la “paura di avere un attacco di panico” che alimenta l’ansia. L’ansia diventa panico e si produce un nuovo attacco. Con la paura degli attacchi di panico diventa quindi difficile e ansiogeno uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla e cosi via. Il carattere improvviso degli attacchi di panico e la loro relativa imprevedibilità, porta spesso le persone che hanno questo problema a sentirsi particolarmente deboli e vulnerabili, favorendo un’immagine di sé “debole”, condizione che porta spesso a un cambiamento significativo della vita. Il soggetto tende a sviluppare problemi nella sfera sociale e nelle autonomie personali. e si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta “agorafobia”; ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o in situazioni dalle quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso si scatenasse un attacco di panico inaspettato.
Vediamo come si cura il disturbo di attacchi di panico
Il primo passo fondamentale è quello di accettare di avere un problema e di farsi aiutare.
Difficilmente questi disturbi, per quanto non gravi, possono essere curati da soli. È necessario, infatti, l’intervento di
un professionista che aiuti a trovare strategie corrette ed efficaci. Curare un disturbo di panico, chiedendo aiuto il prima possibile, scongiura il cronicizzarsi del disturbo ed evita che si instauri il circolo vizioso della paura.
Una volta accettato il problema, sarà lo specialista ad indicare i passi successivi.
“Quale è il mio approccio?”
Il principale approccio che io utilizzo per aiutare chi soffre di attacchi di panico è l’EMDR e l’Ipnosi neo-ericksoniana o il training immaginativo.
Inoltre, aiuto le persone che si rivolgono a me a prendere consapevolezza che non è la situazione in sé a spaventare, ma il modo in cui la interpretiamo.
Non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo, attraverso i nostri pensieri. Sostituire i pensieri e le convinzioni disfunzionali, con pensieri più vicini alla realtà e più utili per il raggiungimento dei propri obiettivi.
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Dott.ssa Elham Asemifar
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